ventimiglia i have a dreamers/i have a dreamers essi che la gente si alzi e urli #HURRIYA




e mentre i numero dei migranti scende... ehm sul campo della croce rossa.. ma in giro per ventimiglia... ?

non so e un pò che non vengo... se penso allo scorso anno .. dove ero.... e che facevo... bhe è il passato.. e mentre il sindaco pd viene lodato dal vescovo... essi leggo leggo...  leggo eccome i migranti non possono migrare.... che premio si da .... essi non posso migrare.... ne andare .. dove vogliono... penso che oggi il giorno di king... king stesso si rivolterebbe sulla tomba... leggo tanti status di fb.. che son miopi.. che faN  sciacallaggio... anche su chi è terremotato.. chi nega il migrare.. nega l'esistenza del mondo... stesso.. nega lo stesso fatto che siaMO  tutti uomini... dove ero l'anno scorso .. di questo periodo... molti lo sanno.. e chi cambia.. i diventa altro... bhe mi delude... assai... io non mai cambiato le mie idee... mai mai... non mi son mai svenduto... e ho rinunciato a molto per la causa di ventimiglia.. per i migranti... e ci credo con tutto il cuore su fb leggo molta vetrina.. troppa vetrina.. ma è fb .. il mondo reale è assai diverso... e dolore. e fame è freddo .. son bimbi senza una madre che partono dal sudan... uomini che scappano da guerre.. e che magari non han gli smarphone... o i selfy... idiozia dei nostri tempi.. ma realtà... essendo uomo penso a cio... quando mi alzo alla mattina... quando bevo nei vari bar pieno di rabbia si bevo... ma CHI NON LO Fà... se si sente impotente.. quando ho iniziato il volontariato al arci camalli... avevo un sogno I HAVE DREAM.. col tempo il sogno lo perso... facendo foto a destra e a sinistra.. ora il sogno e parlare finche posso dei migranti.. di chi lotta per i loro diritti e a 60 fogli di via... e non penso se la passino bene... ma loro non mollano... ed è per questo che li rispetto molto... assai.. perchè fan cose vive...io racconto il dolore.. dei migranti... coloro che vogliono fare le nostre stesse cose....  e scrivo male... bevo... ect ect... ma su questa storia io non mi arrendo.. e chi aiuta i migranti a migrare... non deve mollare... si chieda a loro che vogliono fare... son esseri umani... non pacchi ... per chi vive di selfie... e di vetrina... non si può definire di sinistra ... perchè forse si accontenta e diventa altro la vita è dolore... la vita è solitudine... ma la vita è movida .. e negli occhi dei migranti ho visto molta MOVIDA E VOGLIA DI DIRE " LIBERTA LIBERTA LIBERTA HURRIYA HURRIYA "

Migranti, il Papa incoraggia il vescovo e i preti di Ventimiglia

«Sono spiritualmente vicino con l’affetto e la preghiera a Lei, all’intera Diocesi e a quanti si adoperano per venire incontro alle necessità di questa gente che scappa dalla guerra e dalla violenza, in cerca di speranza e di un futuro di pace». Queste le parole che Papa Francesco ha indirizzato a monsignor Antonio Suetta, vescovo della diocesi di Ventimiglia-San Remo.  


" che devo dire io... vedendo i migranti ci si chiede che vorrebbero loro... ne ho letto di cose.. sui 35 euro.. che prima erano 40.... hihi..


ne leggo di inesattezze... sugli alberghi... a ventimiglia son un campo della croce rossa.. ove i numeri scendono... eccome se scendono... ma il caso sudan? si scandalizza la caritas.. giusto.. d'accordo e il papa?  dovrebbe lo stesso o non gli arrivano queste notizie .. o forse ... e meglio non arrivino.. perchè in sudan c'è una dittatura.. il papa lo sa?  il sindaco le sa? renzi le sa? che fà accordi col sudan?

L’Europa ha individuato il Sudan come il paese chiave per fermare il flusso di migrazioni dirette al Mediterraneo centrale. Ma gli accordi tra i due sono nebulosi in merito alle garanzie per il rispetto dei diritti umani e i metodi utilizzati dal regime per bloccare i transiti penalizzano i migranti invece di colpire le organizzazioni che gestiscono il traffico. Il flusso dei migranti che si dirige verso le coste dell’Italia lungo la rotta del Mediterraneo centrale, ha la sua stazione di partenza a Khartoum, dove convergono annualmente decine di migliaia di persone provenienti soprattutto da Eritrea, Etiopia e Somalia. 
Ma è anche paese d’origine di migranti, stante l’instabilità politica, la crisi economica e le difficili condizioni della popolazione in vaste regioni, come il Darfur - che è attraversato dalla rotta stessa - e altre zone in conflitto con il governo centrale, come il Sud Kordofan e il Blue Nile. All’inizio di luglio la guardia costiera libica ne ha intercettato un centinaio.
Nessuna sorpresa, dunque, che il Sudan sia stato identificato dalle politiche europee sulle migrazioni come il paese tampone per la rotta del Mediterraneo centrale, così come il Marocco lo è su quella del Mediterraneo occidentale e la Turchia su quella del Mediterraneo orientale. E come è avvenuto negli altri casi - e in modo eclatante per la Turchia - gli accordi non sono andati troppo per il sottile nel chiedere garanzie per il rispetto dei diritti umani dei migranti, in genere, e per la protezione internazionale che spetta ai rifugiati, in particolare.
Appena ricevuto, in aprile, quanto pattuito - 155 milioni di euro del fondo fiduciario europeo per la gestione dei flussi migratori - il governo sudanese si è dato un gran daffare per dimostrarsi un partner affidabile ed efficiente. Come? Organizzando retate di immigrati più o meno regolari, spesso con diritto all’asilo, nelle strade di Khartoum e in quelle delle cittadine e dei campi profughi dell’Est Sudan, e fermando centinaia di persone al confine con la Libia.
Diritti violati 
In maggio Human rights watch (Hrw), l’autorevole organizzazione internazionale specializzata nella denuncia delle violazioni dei diritti umani, ha dichiarato in una conferenza stampa a Nairobi che le autorità sudanesi in un mese avevano rimpatriato almeno 442 cittadini eritrei, 6 dei quali rifugiati riconosciuti e registrati, e parecchi minori. Aveva inoltre negato l’accesso ai funzionari dell’Unhcr (l’agenzia Onu per i rifugiati), competenti per identificare coloro che avevano diritto all’asilo. Lo stesso avevano fatto con 46 etiopici, detenuti in attesa di rimpatrio. Ma ovviamente la deriva non si è fermata. 
L’ultima intercettazione al confine con la Libia e l’Egitto è della fine di luglio. 600 migranti sono stati fermati dalle Rapid Support Forces (Rsf), al diretto comando dei servizi di sicurezza (Niss). Le Rsf sono state dispiegate ai confini settentrionali proprio per fermare i diversi traffici illegali che li attraversano. E’ da notare che le Rsf sono note anche come milizie janjaweed, famose per i loro gravissimi abusi sui civili e per la loro impunità nelle zone in cui operano, il Darfur e le altre aree di conflitto. Non ci sono motivi di pensare che usino maniere diverse nei confronti dei migranti.
Preoccupazione sul rispetto dei diritti dei migranti è espressa sia da Hrw che da analisi dell’Irin, l’agenzia stampa dell’Onu. In un articolo intitolato “Why the Eu migration deal with Sudan is so dodgy” (Perché l’accordo europeo con il Sudan sulle migrazioni è così sospetto) si definisce il paese come un violatore seriale dei diritti umani, e si ricorda il fatto che il suo stesso presidente è ricercato dalla Corte penale internazionale con 10 capi di accusa per il modo di condurre la repressione dell’insorgenza in Darfur.
Documentate ricerche sottolineano, inoltre, come proprio in Sudan abbiano le loro basi di coordinamento le bande di trafficanti che gestiscono i flussi migratori. La situazione è talmente grave che il traffico di esseri umani sta diventando un problema per la sicurezza di intere regioni, e in particolare dell’est Sudan. Molti attivisti sudanesi (tra cui Hamed Idris, ex parlamentare dello stato costiero del Mar Rosso e il Sudan Democracy First Group), affermano pubblicamente che ci sono funzionari di polizia e del servizio di sicurezza nazionale, coinvolti nel losco traffico.
Ma evidentemente tutto questo non è ritenuto significativo. Ridurre i flussi migratori sembra essere diventato l’obiettivo unico delle relazioni europee, a prescindere dalle convenzioni che fondano le relazioni internazionali e il patto fondante dell’unione europea stessa. 

o fà finta di non sapere?




bho non so ... ma lui sa ....


i have a dreamers  essi  che la gente si alzi e urli #HURRIYA





i have a dreamers 







testo 

"I have a dream"

(di Martin Luter King)

Sono felice di unirmi a voi in questa che passerà alla storia come la più grande dimostrazione per la libertà nella storia del nostro paese. Cento anni fa un grande americano, alla cui ombra ci leviamo oggi, firmò il Proclama sull’Emancipazione. Questo fondamentale decreto venne come un grande faro di speranza per milioni di schiavi negri che erano stati bruciati sul fuoco dell’avida ingiustizia. Venne come un’alba radiosa a porre termine alla lunga notte della cattività.

Ma cento anni dopo, il negro ancora non è libero; cento anni dopo, la vita del negro è ancora purtroppo paralizzata dai ceppi della segregazione e dalle catene della discriminazione; cento anni dopo, il negro ancora vive su un’isola di povertà solitaria in un vasto oceano di prosperità materiale; cento anni dopo; il negro langue ancora ai margini della società americana e si trova esiliato nella sua stessa terra.

Per questo siamo venuti qui, oggi, per rappresentare la nostra condizione vergognosa. In un certo senso siamo venuti alla capitale del paese per incassare un assegno. Quando gli architetti della repubblica scrissero le sublimi parole della Costituzione e la Dichiarazione d’Indipendenza, firmarono un "pagherò" del quale ogni americano sarebbe diventato erede. Questo "pagherò" permetteva che tutti gli uomini, si, i negri tanto quanto i bianchi, avrebbero goduto dei principi inalienabili della vita, della libertà e del perseguimento della felicità.

E’ ovvio, oggi, che l’America è venuta meno a questo "pagherò" per ciò che riguarda i suoi cittadini di colore. Invece di onorare questo suo sacro obbligo, l’America ha consegnato ai negri un assegno fasullo; un assegno che si trova compilato con la frase: "fondi insufficienti". Noi ci rifiutiamo di credere che i fondi siano insufficienti nei grandi caveau delle opportunità offerte da questo paese. E quindi siamo venuti per incassare questo assegno, un assegno che ci darà, a presentazione, le ricchezze della libertà e della garanzia di giustizia.

Siamo anche venuti in questo santuario per ricordare all’America l’urgenza appassionata dell’adesso. Questo non è il momento in cui ci si possa permettere che le cose si raffreddino o che si trangugi il tranquillante del gradualismo. Questo è il momento di realizzare le promesse della democrazia; questo è il momento di levarsi dall’oscura e desolata valle della segregazione al sentiero radioso della giustizia.; questo è il momento di elevare la nostra nazione dalle sabbie mobili dell’ingiustizia razziale alla solida roccia della fratellanza; questo è il tempo di rendere vera la giustizia per tutti i figli di Dio. Sarebbe la fine per questa nazione se non valutasse appieno l’urgenza del momento. Questa estate soffocante della legittima impazienza dei negri non finirà fino a quando non sarà stato raggiunto un tonificante autunno di libertà ed uguaglianza.

Il 1963 non è una fine, ma un inizio. E coloro che sperano che i negri abbiano bisogno di sfogare un poco le loro tensioni e poi se ne staranno appagati, avranno un rude risveglio, se il paese riprenderà a funzionare come se niente fosse successo.

Non ci sarà in America né riposo né tranquillità fino a quando ai negri non saranno concessi i loro diritti di cittadini. I turbini della rivolta continueranno a scuotere le fondamenta della nostra nazione fino a quando non sarà sorto il giorno luminoso della giustizia.

Ma c’è qualcosa che debbo dire alla mia gente che si trova qui sulla tiepida soglia che conduce al palazzo della giustizia. In questo nostro procedere verso la giusta meta non dobbiamo macchiarci di azioni ingiuste.

Cerchiamo di non soddisfare la nostra sete di libertà bevendo alla coppa dell’odio e del risentimento. Dovremo per sempre condurre la nostra lotta al piano alto della dignità e della disciplina. Non dovremo permettere che la nostra protesta creativa degeneri in violenza fisica. Dovremo continuamente elevarci alle maestose vette di chi risponde alla forza fisica con la forza dell’anima.

Questa meravigliosa nuova militanza che ha interessato la comunità negra non dovrà condurci a una mancanza di fiducia in tutta la comunità bianca, perché molti dei nostri fratelli bianchi, come prova la loro presenza qui oggi, sono giunti a capire che il loro destino è legato col nostro destino, e sono giunti a capire che la loro libertà è inestricabilmente legata alla nostra libertà. Questa offesa che ci accomuna, e che si è fatta tempesta per le mura fortificate dell’ingiustizia, dovrà essere combattuta da un esercito di due razze. Non possiamo camminare da soli.

E mentre avanziamo, dovremo impegnarci a marciare per sempre in avanti. Non possiamo tornare indietro. Ci sono quelli che chiedono a coloro che chiedono i diritti civili: "Quando vi riterrete soddisfatti?" Non saremo mai soddisfatti finché il negro sarà vittima degli indicibili orrori a cui viene sottoposto dalla polizia.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri corpi, stanchi per la fatica del viaggio, non potranno trovare alloggio nei motel sulle strade e negli alberghi delle città. Non potremo essere soddisfatti finché gli spostamenti sociali davvero permessi ai negri saranno da un ghetto piccolo a un ghetto più grande.

Non potremo mai essere soddisfatti finché i nostri figli saranno privati della loro dignità da cartelli che dicono:"Riservato ai bianchi". Non potremo mai essere soddisfatti finché i negri del Mississippi non potranno votare e i negri di New York crederanno di non avere nulla per cui votare. No, non siamo ancora soddisfatti, e non lo saremo finché la giustizia non scorrerà come l’acqua e il diritto come un fiume possente.

Non ha dimenticato che alcuni di voi sono giunti qui dopo enormi prove e tribolazioni. Alcuni di voi sono venuti appena usciti dalle anguste celle di un carcere. Alcuni di voi sono venuti da zone in cui la domanda di libertà ci ha lasciato percossi dalle tempeste della persecuzione e intontiti dalle raffiche della brutalità della polizia. Siete voi i veterani della sofferenza creativa. Continuate ad operare con la certezza che la sofferenza immeritata è redentrice.

Ritornate nel Mississippi; ritornate in Alabama; ritornate nel South Carolina; ritornate in Georgia; ritornate in Louisiana; ritornate ai vostri quartieri e ai ghetti delle città del Nord, sapendo che in qualche modo questa situazione può cambiare, e cambierà. Non lasciamoci sprofondare nella valle della disperazione.

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

Risuoni quindi la libertà dalle poderose montagne dello stato di New York.

Risuoni la libertà negli alti Allegheny della Pennsylvania.

Risuoni la libertà dalle Montagne Rocciose del Colorado, imbiancate di neve.

Risuoni la libertà dai dolci pendii della California.

Ma non soltanto.

Risuoni la libertà dalla Stone Mountain della Georgia.

Risuoni la libertà dalla Lookout Mountain del Tennessee.

Risuoni la libertà da ogni monte e monticello del Mississippi. Da ogni pendice risuoni la libertà.

E quando lasciamo risuonare la libertà, quando le permettiamo di risuonare da ogni villaggio e da ogni borgo, da ogni stato e da ogni città, acceleriamo anche quel giorno in cui tutti i figli di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, cattolici e protestanti, sapranno unire le mani e cantare con le parole del vecchio spiritual: "Liberi finalmente, liberi finalmente; grazie Dio Onnipotente, siamo liberi finalmente".


I have a dream di Martin Luther King - Giovani e Missione




e votate no al referendum..... per contare di più






daje sta sera

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“Si sono lette nei giorni precedenti delle critiche molto gravi rivolte a noi Immigrati in Italia che siamo stati messi a confronto con le famiglie italiane colpite dal tremendo terremoto nelle zone di Amatrice, Accumoli ed altri comuni del Lazio, delle Marche, dell'Abruzzo e dell'Umbria. Noi del "Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione" ci opponiamo a tale confronto perché non è giusto”, puntualizza Aleksandra Matikj, la Presidentessa del Comitato.

“Personalmente penso che strumentalizzare politicamente o socialmente una tragedia come quella accaduta, sia paragonabile allo sciacallaggio a sola intenzione di discriminarci ed istigare all'odio contro di noi. Credo che al momento la cosa più importante in Italia sia aiutare la popolazione colpita dal terremoto ma tutti insieme, compresi noi Stranieri in Italia. Faccio un appello pubblico dalla Liguria a tutti gli altri Immigrati come me di andare a donare il sangue perché le nostre sorelle ed i fratelli Italiani ne necessitano adesso. Idem di offrire, se possono, dei vestiti, il denaro o quello che riescono. Io stessa ho scritto in giornata anche a Don Ciotti della "Libera" chiedendo se sarebbe possibile ospitare gli Italiani colpiti presso le strutture dei beni confiscati alle mafie. Riguardo invece alle polemiche mosse anche in Liguria dai leghisti nei confronti dei Profughi accolti, vorrei precisare che i Profughi per essere accolti vengono aiutati tramite i fondi economici europei per i Rifugiati, distribuiti successivamente nelle Cooperative sociali mentre le persone Italiane e non che purtroppo hanno subito un disastro ambientale dovrebbero essere aiutate dalla Protezione Civile che non hanno un fondo economico indifferente. Le due provenienze del denaro non sono compatibili, né scambiabili tra di loro ed è per questo motivo che vorrei dire pubblicamente anche a persone come Edoardo Rixi di non oltraggiare ulteriormente una questione già difficile e drammatica in se. Potrebbe Rixi, volendo, donare almeno uno o due stipendi tramite l'IBAN della Protezione Civile che è IT17Y0760102600001034116044 mentre il numero di conto corrente postale è 1034116044 con causale "Regione Marche donazioni territori Marche colpiti dal sisma del 24 agosto 2016", anziché seminare le discriminazioni e l'odio contro noi Immigrati. Troppo facile fare il divo sui giornali senza aiutare concretamente. Rispondo inoltre anche a Matteo Salvini che i Profughi non vivono in Hotel a 5 stelle, come dalla Lega nord vogliono far credere agli Italiani ma se accolti, vivono insieme negli appartamenti da 150 mq in 8 e dormono sui letti a castello. Non è detto che in futuro gli Italiani non possano avere il bisogno di essere accolti all'estero, se la terra in Italia continua a tremare. Anche per questo motivo, basta con le discriminazioni e strumentalizzazioni politiche, vorrei che questo popolo fatto da tantissime persone di grande cuore e cultura, possa essere accolto all'estero come merita nel caso ci fosse bisogno, non come se fossero razzisti e per come alcuni Partiti politici lo vorrebbe presentare. Infine, anche Salvini potrebbe donare qualche stipendio ai terremotati, la gente non vive dalle chiacchiere vuote...”, conclude la Matikj.




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