Approfondimenti (indietro)

Il mio Kosovo
da "L'idea"

Che bilancio e quali conclusioni trarre da 23 mesi di Albania-Kosovo, passati a fare il volontario durante l'emergenza? In breve: attratto dal mondo della cooperazione e del volontariato, da tempo desideravo vivere un'esperienza che mi impegnasse in questi ambiti. Facendo parte di un'Associazione Onlus di volontariato, "Fiorenzuola oltre i Confini", che si occupa di popolazioni e casi disagiati in Italia e all'estero, allo scoppio dell'emergenza mi sono trovato pronto a partire.

Così grazie a "Fiorenzuola oltre i Confini" sono stato prima volontario in Albania (campi profughi di Bradashesh e Sushice, Elbasan) e poi cooperante in Kosovo (distretto di Pec-Peja). Lavoravo con un'organizzazione non governativa che seguiva un progetto finanziato con i fondi raccolti dal governo italiano durante la campagna "Emergenza Kosovo" e gestiti da "Missione Arcobaleno Gestione Fondi Privati" (da non confondere con la prima Missione Arcobaleno, vale a dire quella dello scandalo in Albania) e che si occupava di dare sostegno ai profughi kosovari. Il mio gruppo gestiva due campi durante l'emergenza in Albania e poi, dopo la fine della guerra e con il successivo rientro in kosovo degli sfollati, seguiva un progetto di ricostruzione delle case e delle infrastrutture pubbliche a Pec-Peja. Era un tipo di impiego cosiddetto atipico, in cui lavoravo a stretto contatto con la gente e con le comunità locali, imparavo usanze e tradizioni, il rispetto delle diversità, non c'era orario, non c'erano le comodità di casa, ma in compenso ero immerso in uno spirito sincero di solidarietà che mi ha fatto riflettere su quanto erano assurde e ingiustificate le mie lamentele, i miei malcontenti in confronto a tante disgrazie.

Vivevo quotidianamente grosse difficoltà nel riuscire a comprendere la mentalità di chi mi stava di fronte, completamente diversa dalla nostra, faticavo ad entrare in meccanismi a volte opposti ai miei, mi scontravo spesso con interessi e pensieri divergenti, ma pian piano si superavano tutti gli attriti, attriti forse normali quando si vive in quel complesso sistema quale è l'integrazione. È stato qui che ho vissuto, conosciuto e condiviso le più svariate situazioni e problematiche:non mi sentivo diverso e straniero, ricco e nemmeno povero, fortunato o disgraziato…….., ero semplicemente uguale, e in questa uguaglianza cercavo di dare il giusto peso al valore delle cose. Prima di partire interpretavo il volontariato come una forma di aiuto senza limiti, ora invece, dopo la mia permanenza nei Balcani, sono giunto a questa conclusione: non bisogna confondere aiuto umanitario con assistenzialismo. Aiuto umanitario è sinonimo di cooperazione, vale a dire un rapporto in cui le controparti, nel nostro caso le organizzazioni umanitarie italiane e la comunità albanese, interagiscono e collaborano per un unico fine: il miglioramento della qualità della vita e la ricostruzione del tessuto sociale precedente alla guerra.

Nello stare a stretto contatto con quella gente così diversa e forse troppo spesso discriminata, credo di essermi formato un quadro delle varie dinamiche sociali. Questo è fondamentale per un approccio nei confronti della nuova società multietnica che si va formando in tutta Europa. Sono entusiasta della mia esperienza e spero di aver assimilato veramente tanto, soprattutto mi sono reso conto di quanto noi, che viviamo in una società benestante ed evoluta, siamo fortunati e privilegiati; insomma, la permanenza in quei luoghi è stata una vera scuola di vita e mi ha insegnato quanto sono importanti la ricerca e la conservazione della pace. Gli effetti della guerra, infatti, sono devastanti e si trascinano negli anni e nelle vite delle persone che porteranno per sempre nella memoria i segni delle atrocità a cui sono state costrette ad assistere a causa dell'odio e dell'intolleranza fra i popoli.

Giorgio Ponti



il mio kosovo è quello della speranza vedendo su internet non vedo nulla di positivo io eppure l'ho vista una cosa positiva, la capacità dei bambini, di continuare, di ridere, non dimentichiamo il kossovo non è una situazione di serie b, grazie venite in kosovo con lo sprofondo imperia

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