il comunicato di talpa e orologio e ...../ Siria come il Ruanda: strage ignorata da tutti



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CAPRI ESPIATORI

9 aprile 2014 alle ore 19.20
Per dirla sinteticamente e per esprimerla con una contraddizione gli unici che dovrebbero essere soggetti a denunce per le giornate dei forconi ad Imperia dovrebbero essere le forze dell'ordine, nei livelli più alti dei loro organismi provinciali e nel loro intero apparato gerarchico.

Questa è la prima frase che ci viene in mente alle vista delle parate numeriche e muscolari che stanno comparendo sui giornali in questi giorni; si parla di centinaia di persone segnalate alle autorità giudiziarie, con reati come interruzione di pubblico servizio, danneggiamento, violenza privata, istigazioni a disobbedire le leggi. Il teorema repressivo che si andava profilando in quelle giornate si sta avverando ora in tutta la sua progettualità, nonostante si ricordi nitidamente tutto il gioco mediatico e la manfrina del togli-e-metti-il-casco.

Nel caso di Imperia, in particolare, l'atteggiamento delle forze dell'ordine è stato inqualificabile. Per ricordarne l'azione estrapoliamo questo brano tratto da un nostro comunicato prodotto in quei giorni: "Abbiamo visto un’ enormità di plotoni comparire e scomparire ad hoc. Stazioni bloccate per ore da poche decine di persone con il consenso della forza pubblica, azioni per le quali studenti ed operai sono stati sempre avversati duramente. Blocchi, fatti a volte da soli 5 o 6 manifestanti, inspiegabilmente tollerati da polizia e carabinieri. Uno stuolo di facce mai viste, venute da fuori, a dirigere le piazze. Tensioni continue tra popolo bloccato e popolo bloccante. Presidi sciolti per magia da paroline di agenti sussurrate all’orecchio giusto nel momento magico. Decine di testimonianze dirette “Mi ha chiamato un amico carabiniere e mi ha detto di chiudere”, in luoghi della città dove non erano presenti manifestanti".


Se un cittadino, neanche troppo pericoloso, perpetua un reato davanti alle forze dell'ordine, in alcuni casi davanti anche a dei funzionari, e non viene ammonito neppure verbalmente come può sapere di commettere i capi d'accusa che si è visto o si vedrà imputare, come può non pensare che il funzionario di turno non autorizzi o "concordi" (per dirla in gergo) la pratica di piazza alla quale sta partecipando?
Siamo sempre più convinti che molte delle cose accadute il 9 dicembre siano state organizzate a tavolino e dall'alto: la comparsa improvvisa sui social network della manifestazione; leader (strani personaggi in Jaguar) comparsi e scomparsi come a libro paga; cortei favoriti dalle stesse forze dell'ordine in una prima fase e repressi nella seconda.

Il conflitto per il conflitto, senza idee precise, con parole d'ordine vaghe, usato come estintore e macchina repressiva dagli stessi che avevano messo in moto il motore di queste lotte.

Tutto alle spalle di quella gente distrutta dalla crisi, quei capri espiatori che ora dovranno pagare il conto di questo gioco. I caschi sono sempre in testa e le visiere ben abbassate, niente di nuovo sotto il sole.

Imperia, 08.04.2014
C.S.A. La talpa e l'orologio



"ehm si scherza nei video e tutto  



perchè  la satira non deve mai mancare.....

ora però seri.....

si si è scritto e letto sui forconi...... tantissimo..... e si è detto  che  erano manovrati

pilotati....

bhe i dubbi per me ci sono..... anche se non ho condiviso la cosa....

forse perchè preferivo lo si fascesse solo a roma..... se proprio si doveva

descrivere quei giorni..... è difficile a volte dura..   MOLTO DURA  ...... SE  poi a mia madre impedirono di portare i fiori.... e fece un giro più lungo... se si uso la bandiera tricolore.. in maniera impropria

 bloccare la vita di una città è sempre dura....  e non capisco il perchè lo si sia fatto in città già povere... 
lo si sia fatto..... ove ci son barboni.... e una povertà strisciante.... a me non è piaciuto e lo urlai a capoberta.... io non so atteggiamento della polizia.... a volte blando..... condivido molto di quello scritto dalla talpa e l'orologio...  e spero non si ripeta mai più la cosa.... o si vada a roma... se proprio si deve...  io son democratico...  capisco la rabbia... ma non bloccare e tenere in scacco la città..... mi disp... che il sindaco non ci fosse... sarebbe dovuto tornare... 

si spera cmq.... che i FORCONI CAPISCANO IL GESTO...  CHE han commesso.... e spero  ... in futuro di incontrarli e capire loro..... tutto è possibile chissa   



cmq.....

se sei imperia se a stabilito NEW RECORD COMMENTI

587


SU COSA?



— 9 aprile 2014 alle 19:44

IMPERIA. VIGILE MULTA UN GIOVANE CORRIERE.
RIVOLTA POPOLARE IN VIA BONFANTE A ONEGLIA/LE IMMAGINI




587

in 

aumento













somma  la moda del momento

ha fatto ... il botto....... 

umorismo ......  che pias.......   pias "  
ma dopo arrivano......  gli osservatori lol lol





occhio poi arrivano loro



altre notix


ah si
il SOLITO  FREEE SIRIA FREEEE   CHE VOLETE CHE SIA.......




La Siria come il Ruanda: strage che tutti ignorano - La comunità internazionale resta immobile.
LETTERA43.IT


La Siria come il Ruandastrage che tutti ignorano - Lettera43

www.lettera43.it/.../la-siria-come-il-ruanda-strage-che-tutti-ignorano_43...


Siria come il Ruanda: strage ignorata da tutti

Oltre 200 mila morti. Circa 3 milioni di profughi. Ma la comunità internazionale resta immobile. Come già successo in Africa. E Assad torna forte. Anche grazie al sostegno di Iran e Russia.


editoriale


Nell’aprile di 20 anni fa si consumava una delle più sanguinose tragedie della storia contemporanea: ilmassacro di oltre 800 mila tutsi da parte degli hutu in Ruanda.
Allora la comunità internazionale lasciò che questa strage fosse perpetrata. Restò pigra e inerte, malgrado la concreta possibilità di contenerne le dimensioni, se non di evitarla.
Da tre anni a questa parte, di nuovo, la comunità internazionale si manifesta parimenti incapace - indisposta? - ad agire per fermare, o almeno frenare, un altro massacro e una spaventosa slavina di masse in fuga, di distruzione, di odio.
IL MASSACRO IN SIRIA. Il riferimento è alla Siria dove si continua a combattere - e a morire - ogni giorno, ogni ora, anche quando i media internazionali si occupano di altro.
A poco valgono i fattori di allarme che si susseguono: dai drammatici moti di protesta che hanno scosso il campo profughi di Zaatari in Giordania che ospita oltre 120 mila sfollati, agli inquietanti indicatori degli ultimi rapporti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui la cifra ufficiale di 150 mila morti dovrebbe essere portata alla lugubre soglia di oltre 200 mila vittime.
IMMOBILI DAVANTI AL DRAMMA. Che dire poi della massa degli sfollati che a centinaia di migliaia sono fuggiti in Turchia e nel piccolo Libano (qui sono più di 1 milione, di cui la metà bambini)? In totale ci sono 3 milioni di siriani in fuga.
E che dire del fatto che la comunità internazionale a stento sta soddisfacendo solo per un terzo le richieste di fondi per assistenza umanitaria delle Nazioni unite? Magari confondendo questa 'ritrosia' dietro lo schermo delle difficoltà di realizzare qualche importante corridoio umanitario all'interno del Paese, che è problema diverso e comunque non tale da giustificare la negazione di fatto di quei principi e valori di cui l'Occidente si dichiara campione.

Assad è tornato più forte: merito (anche) del dietrofront di Obama

Se così si presenta il versante umanitario, su quello militare si è giunti a una svolta che ha del paradossale con un Bashar al Assad che, dato sul ciglio del baratro fino a non molti mesi fa, ha riassunto il suo tono baldanzoso, ha confermato la sua partecipazione alle prossime elezioni presidenziali e può vantare di aver riguadagnato parti significative del terreno perduto negli scontri.
Merito del robusto sostegno militare ricevuto da Iran e Russia e all'intervento delle milizie Hezbollah, si dirà. Certamente. Ma grazie anche alla rinuncia all’attacco militare del presidente Usa Barack Obama nell’estate del 2013 sacrificato sull'altare dell'Accordo sulla distruzione degli arsenali chimici - ininfluenti rispetto all'andamento del conflitto - offertagli da Vladimir Putin; e, ben prima, grazie pure al mancano sfruttamento da parte degli anti-Assad del momento nel quale sarebbe bastato anche un ben mirato appoggio militare alle forze di opposizione per rovesciare il raìs o almeno a spingerlo a fare un passo indietro.
L'OPPOSIZIONE È DIVISA. Inoltre l'opposizione appare piuttosto frustrata: oltre che divisa al suo interno, è avvelenata dai contrasti, anche militari, con le milizie jihadiste e qaediste, che ormai hanno assunto un ruolo rilevante nella lotta contro Assad, ma hanno agende ben diverse da quella della Coalizione nazionale siriana. E di fatto sono funzionali al regime siriano.
Vien da chiedersi se in queste condizioni sia ancora ipotizzabile una loro capacità-possibilità di recupero qualora occidentali e arabi decidessero di alzare il livello del sostegno militare alle opposizioni 'moderate' con quell'armamento 'letale' che si è negato finora e si è impedito di farlo a chi era disposto a fornirlo (vedi le monarchie del Golfo).
IL PRESSING DI RIAD. Non dimentichiamo la clamorosa rinuncia di Riad al seggio non permanente del Consiglio di sicurezza per protestare contro l’inazione delle Nazioni unite a fronte della tragedia siriana.
Difficile dare una risposta conclusiva al problema, anche se è indubbio che un impegno a loro favore - più consistente e mirato di quello assicurato finora - potrebbe ridare fiducia e slancio alle opposizioni e soprattutto inviare agli sponsor di Assad (Iran e Russia) un utile segnale sul versante di quel tavolo negoziale già abbandonato due volte (2012 e 2014) a Ginevra.

L'Arabia Saudita trova l'intesa con gli Usa sulla lotta al terrorismo

Il re saudita Abdallah nel suo incontro del 28 marzo con Obama offrendogli su un piatto d'argento, tra l'altro, una rinvigorita alleanza in chiave anti-terrorismo - corredata del clamoroso bando della Fratellanza musulmana marchiata quale organizzazione terroristica - ben consapevole della sensibilità in proposito del presidente americano che anche in questi giorni - vedi il colloquio con il premier tunisino Mehdi Jomaa - ha voluto ribadire l’assoluta priorità alla prevenzione e al contrasto dell'estremismo di matrice islamica. In Medio Oriente e altrove.
OBAMA AL LAVORO. Se si vuole dar retta alle indiscrezioni che stanno trapelando in proposito non si dovrebbe escludere che da parte di Obama si stia valutando un qualche riscontro positivo nel prossimo futuro.
Anche perché un concreto e visibile segnale di maggiore determinazione da parte Usa, eserciterebbe un pressing decisivo in questa fase su Teheran - nel frattempo si sta andando alla stretta finale del negoziale sul dossier nucleare iraniano - considerata oggi l'unica potenza in grado di forzare la mano sul raìs.
IRAN AGO DELLA BILANCIA. L'Iran potrebbe essere indotto a considerare questa possibilità in termini di utile viatico verso la conquista della piena cittadinanza internazionale cui tanto anela; e rispetto alla quale l’appoggio ad Assad può costituire un ostacolo.
Intendiamoci, ad Assad, non certo al suo regime, sia pure riformato in uno schema di inclusività transitoria adeguatamente negoziato. E verosimilmente d'intesa con la Russia, parimenti protesa a garantirsi un’appropriata protezione dei suoi interessi geo-strategici ed economici.
UN RUOLO PURE PER MOSCA. Sia Teheran sia Mosca, infatti, hanno messo in conto il fatto che nessuna elezione può mai ri-legittimare Assad.
Questo è un momento propizio perché la scadenza del negoziato nucleare è in vista, così come pure le elezioni presidenziali siriane. E perché è tempo ormai che accanto ad Assad si regolino i conti con quella minaccia terroristica che sembra aver trovato un pericoloso (anche per noi) brodo di cultura in terra siriana. Con la collaborazione di chi se ne intende davvero, di terrorismo.
All’insegna della solidarietà e di una saggia determinazione politica.

Mercoledì, 09 Aprile 2014



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